Giovedì 6 giugno 2013, la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha ordinato alla Russia di pagare a V. Zhukova e E. Avilkina 5.000 euro (215.000 rubli) ciascuno di danni. Le forze dell'ordine russe hanno richiesto le cartelle cliniche di V. Zhukova e E. Avilkina senza il loro permesso. La Corte ha ritenuto che ciò violasse il diritto fondamentale al rispetto della vita privata, che la Corte ha descritto come un "principio particolarmente importante" tutelato dalla Convenzione europea.
La decisione della Corte ha posto fine al contenzioso, durato 5 anni. Nel 2007 il sostituto procuratore di San Pietroburgo ha chiesto a tutte le istituzioni mediche della città di riferire all'ufficio del procuratore "ogni fatto che i testimoni di Geova rifiutano le trasfusioni di sangue e dei suoi componenti" senza avvisare e acconsentire i pazienti. Di conseguenza, il 9 marzo 2009 i Testimoni hanno presentato una denuncia alla Corte europea dei diritti dell'uomo "Avilkina e altri contro Federazione Russa". La Corte ha ritenuto che le azioni delle autorità russe in relazione ai ricorrenti fossero di "natura grave" ingiustificatamente e ha confermato che non c'erano "motivi pertinenti e sufficienti" per divulgare informazioni riservate sui ricorrenti ai pubblici ministeri.
Sottolineando l'importanza del caso, Grigory Martynov, portavoce dei Testimoni di Geova russi, ha dichiarato: "Questa sentenza contribuirà alla protezione dei diritti fondamentali sia dei cittadini russi che dei cittadini di tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa".